RRD: migrazione da 32 a 64 bit

In questi giorni ho sostituito un vecchio server con una nuova macchina; un sistema che svolge l’importante compito di mailserver. Con 8GB di memoria RAM on-board, una installazione a 64 bit era semplicemente d’uopo.

Con tutta calma ho migrato l’installazione, basata su Debian come sistema operativo e Postfix / Courier come piattaforme SMTP e POP3-IMAP dal vecchio al nuovo server ed in una mezza giornata ho messo on-line la nuova macchina. Al termine della migrazione, e più precisamente, durante le ultime verifiche di funzionamento, ho riscontrato che mailgraph non generava più alcun grafico statistico (si, ho trasportato barbaramente anche il database di mailgraph).

Non è stato necessario un gran lavoro per sviscerare il problema – i log di apache hanno parlato chiaro si da subito: “ERROR: This RRD was created on another architecture”
(ved.screenshot)

20 secondi di ricerca per scoprire che in fondo è possibile esportare in XML le statistiche
e trasportarle facilmente sul qualsiasi altro sistema con la procedura inversa. L’unico requisito è un sistema identico a quello che le a generate – un 32 bit per il sottoscritto.

Vediamo quindi come fare – ho avviato una virtual machine sulla quale avevo un sistema a 32 bit (in alternativa si può usare anche una distro live), quindi ho copiato il mio archivio in una directory di supporto ed ho esportato in XML:

root@tmvr:/root#cd mailgraph
root@tnmvr:/root/mailgraph#rrdtool dump mailgraph.rrd > mg1.xml
root@tnmvr:/root/mailgraph#rrdtool dump mailgraph_virus.rrd > mg2.xml

A questo punto ho copiato i due file mg1.xml e mg2.xml sul nuovo server ed ho eseguito la procedura di importazione inversa:

root@mail:/root#cd /var/lib/mailgraph
root@mail:mailgraph#rrdtool restore -f mg1.xml mailgraph.rrd 
root@mail:mailgraph#rrdtool restore -f mg2.xml mailgraph_virus.rrd

Et voilà, le statistiche son servite – più difficile a dirsi che a farsi, non è vero ? 🙂
Al prossimo post.

Garanzie (ri)strette

Qualche giorno fa il “Corriere Della Sera” riportava la notizia che l’Antitrust avrebbe riaperto un fascicolo contro Apple. Della stessa notizia ho poi trovato riscontro anche on-line sul sito del “Sole 24 Ore”.

La questione è nei termini molto semplice – in Europa i consumatori hanno diritto a 2 anni di garanzia sui prodotti acquistati. E qui casa l’asino, poichè, a quanto pare, l’azienda di Cupertino non rispetta tale legge, commercializzando i suoi prodotti con una garanzia convenzionale di 1 anno.

Non entro nel merito della sanzione che l’Antitrust ha recapitato ad Apple, una sciocchezza a mio avviso, anche se ci sono buone possibilità che la stessa si tramuti in uno stop alle vendite. Mi lascia invece molto perplesso la politica di Apple nei confronti dei suoi stessi clienti soprattutto se consideriamo che … beh insomma i prodotti con la mela sopra non sono certamente l’emblema dell’economicità.

Buona estate a tutti.

La forza del carattere

La forza del carattere, è questo il titolo del libro che ho finito di leggere recentemente. E’, assieme a Il codice dell’anima, al quale dedicherò un post più avanti, uno dei due saggi più famosi dello scomparso James Hillman, psicologo e psicoanalista di fama mondiale.

Scritto con stile leggero, talvolta arcaico, rovescia attraverso i miti e la psicologia gli stereotipi che la società odierna ha appiccicato ai termini vecchiaia ed invecchiamento – come la stessa sintesi del libro dice invecchiare, non un mero processo fisiologico, ma una vera forma d’arte in cui il carattere gioca un ruolo di primo piano. A mio avviso è un libro quanto mai attuale.

Insomma, ogni fase della vita dispone di qualità ben precise che svolgono la loro funzione in quella precisa fase e non in altre. E questo vale anche per la vecchiaia. Da giovani ad esempio abbiamo un’ottima memoria a breve termine ed una pessima a lungo termine. Ma mano a mano che si invecchia la situazione si rovescia. Quindi si perde qualcosa e se ne guadagna un’altra.

Per rinforzare il valore della vecchiaia, Hillman tratta anche l’invecchiamento dei nostri oggetti portatori molto spesso di immagini e ricordi. E devo dire che in questo senso sono sempre stato della stessa idea. Basti bensare ad esempio all’acquario, oggetto a me tanto caro, che offre le migliori condizioni di vita man mano che matura cioè che invecchia. Riflettendo attentamente ho pensato che anche le macchine, cioè le autovetture che usiamo tutti i giorni, passano attraverso questo paradigma: man mano che invecchiano ne conosciamo limiti, pregi, difetti. Quindi su strada sanno darci il meglio. Ah naturalmente, è d’obbligo ricordare anche che consumano di meno.

Insomma l’autore esordisce domandanosi al di là di tutto a cosa serve invecchiare, e nel corso del libro, che consiglio di leggere, ne da una ampia spiegazione.

Concludo il post con un bel pensiero tratto dal libro:

L’etica non è qualcosa che si inietta nel carattere per vaccinarlo contro il peccato e aumentare la sua immunita alle tentazioni. Una moralità così concepita non è altro che un pacchetto di beni comperato dalla volontà e praticato come una abitudine. Neppure l’abitudine alle abitudini ci può salvare dai tratti sgradevoli del carattere. La rimozione dell’indesiderabile funziona solo fino a un certo punto e per un tempo determinato; dopodiche il rimosso ritorna, più forte di prima.

Ciao a tutti e al prossimo post !

Questione di bolle

C’è grosso fermento nella comunità di trichogaster che popola la mia vasca. A quanto pare, nonostante la temperatura in acqua si mantenga pressochè inalterata (24/25 gradi), questi splendidi amici acquatici devono aver percepito l’arrivo della primavera e con essa la stagione calda. E così, grazie alla complicità di una vegetazione alta e ricca ed una nutrita distesa di piante galleggianti, sono apparse tante piccole micro bollicine. Per coloro che non lo sanno, questi agglomerati di micro bolle sono veri e propri nidi galleggianti – il che vuol dire che si sta avvicinando il periodo delle riproduzioni.

Il maschio responsabile di tutto ciò è il più grosso e possente di tutta la comunità: un esemplare di trichogaster trichopterus anche noto come gurami blu. Ho letto svariati articoli relativi alla riproduzione di questi pesci, ma naturalmente vedere queste situazioni dal vivo lo considero quasi un privilegio. Il maschio segue un rituale ben preciso – dopo aver scelto un area con acqua non troppo movimentata (quasi stagnante) inizia a produrre questo alveare di bolle (negli ultimi giorni il nido si è fatto ancora più fitto di quello in foto). In concomitanza inizia un pattugliamento continuo della zona, con atteggiamenti spesso aggressivi nei confronti dei pesci che intendono avvicinarsi troppo.

Per il momento ancora non si è verificata la riproduzione. Tra qualche giorno, più probabilmente qualche settimana, se si ci saranno le condizioni favorevoli il maschio inviterà la femmina sotto il nido ed in un abbraccio “avvolgente” avverrà la fecondazione. Un innalzamento della temperatura potrebbe aiutare, ma poichè la stagione calda è alle porte preferisco attendere che la natura faccia il suo corso da sola.

Fine prima parte, alla prossima.

 

L’importante è far soldi

Qualche giorno fa mi trovavo in un negozio di prodotti per animali a fare spese; con due cani in casa capita spesso di fare dei raid in questi megastore “for animals only” e comperare tutto il necessario. Girovagando tra uno scaffale e l’altro mi sono ritrovato al reparto di acquariofilia. Naturalmente non ci sono capitato tanto a caso – quale possessore e appasionato di acquari, era semplicemente un atto dovuto. Nulla da acquistare nella realta, volevo solo soddisfare la curiosita di dare una sbriciata ai prodotti in esposizione. E così tra una confezione di mangime ed un accessorio, l’occhio è caduto su un porta penne.

Un porta penne ? No, scusate, non esattamente ! In realta l’etichetta indicava chiaramente che si trattava di un acquario per pesci combattenti, vero nome betta splendens. Ma data la dimensione della stessa – mezzo litro forse – chiamare quella vaschetta “acquario per pesci” fa veramente ridere; anzi forse è meglio dire piangere.

Mi chiedo con che coraggio si possano vendere dei prodotti del genere ! Come si può rinchiudere un pesce in un contenitore così angusto dove a fatica può girarsi ? Quale bellezza si pensa di ottenere da un combinazione tanto insulsa ed innaturale ?

E se da un lato il produttore di tale oggetti ci lascia perplessi, dall’altro lato il negoziante non fa meglio. Molti di questi grandi negozi, per lo più operanti in franchising, affiancano ai loro nomi slogan che sottolineano l’amore ed il rispetto che loro stessi hanno nei confronti degli animali. Poi naturalmente vendono queste schifezze, il che dimostra quanto questi slogan siano intrisi di ipocrisia, perchè a conti fatti, l’importante è far soldi.

Buona giornata a tutti.