Controllare il non controllabile!

sanificazione

Inizio il post di oggi con un breve introduzione. Alcuni anni fa mio cognato, anch’esso appassionato d’acquari, decise di inserire nella sua vasca una specie di pesci chiamata Discus. E’ noto e documentato su quasi tutti i siti specializzati in acquariofilia che questa specie ittica richiede vasce con parametri chimici ben definiti e tenuti sotto controllo, impiego di acqua osmotica, temperature stabili e piuttosto elevate – per ultimo ma non per questo meno importante un filtraggio sempre impeccabile. La sua vasca tuttavia  non rispettava all’unisono tutti questi parametri e quindi inizialmente l’impressione era quella che si avviasse ad un esperimento con poche certezze e molte incognite. Non voglio dilungarmi ulteriormente sull’argomento, mi limiterò a dire che alla fine sia la vasca, sia i vecchi e nuovi coinquilini trovarono un nuovo equilibrio che consentisse il preseguimento dell’avventura.

Ho fatto questa introduzione perché mi aiuta ad esprimere l’idea alla base del post odierno: il tentativo di controllare tutto che talvolta manifestiamo per tenere a bada una qualche forma inconsapevole di ansia e la necessità di lasciare che gli eventi stabiliscano nuovi equilibri. E la TV aiuta a valorizzare questa idea – basti pensare alla fortunata serie “malati di pulito” un curioso programma che mette in luce le vicissitudini di persone ossessionate da germi e batteri a livelli patologici. Per non parlare dei cosiddetti “mali di stagione” che caratterizzano questo periodo dell’anno. Sono cresciuto considerandoli manifestazioni naturali per lo più inevitabili, nei confronti dei quali da anni oramai si consuma una massiccia campagna di demonizzazione quasi ci trovassimo di fronte all’ebola. Basta trascorrere un po’ di tempo davanti alla TV per sentirsi ripetere quanto sia di fondamentale importanza la prevenzione attraverso i vaccini, il sistematico lavaggio delle mani o di coprirsi bene la bocca eccetera, eccetera, eccetera. Ma per cosa precisamente ? per il raffreddore ? per la febbre e la spossatezza ? o il male alla gola ?

Ora, non vorrei passare per quello che se ne sbatte altamente di tutto per carità, però man mano che il tempo passa ho sempre più sospetto o quanto meno la sensazione che stia diffondendo un idea angosciante e al tempo stesso iper-controllata di vivere. Vien altrettanto naturale chiedersi se tutto questo parlare “terroristicamente” di raffreddori ed influenze di germi e batteri, non la causa di questi “malati di pulito”.

Voglio dire che ammalarsi è certamente poco piacevole nei termini in cui non si sta bene e si è costretti a letto ma è al tempo stesso è innegabile che si tratta anche di una esigenza del corpo. Alla luce di queste banalissime considerazioni mi chiedo quindi se sia proprio necessario cercare di vivere sotto una campana di cristallo nel vano tentativo di controllare ciò che controllabile non è ? Con tutta franchezza, sembra davvero la battaglia contro i mulini a vento. Forse varrebbe la pena di lasciare che talvolta le cose vadano come devono andare permettendo alla natura delle cose di fare il suo corso e ritrovare i suoi equilibri così come accaduto con l’acquario che ho citato ad inizio post. E’ sicuramente l’ingrediente più importante che ha consentito a tutte le specie viventi di evolversi sino ai tempi nostri.

BBA ovvero ‘Alghe a Pennello’

Non conosco acquarofilo che non abbia sperimentato nel corso delle sue vicissitudini acquatiche l’esperienza delle alghe. Non è da farne un dramma, esistono in natura e svolgono una funzione, di conseguenza è normale trovarle anche in acquario: quello che non è normale è il loro proliferare in maniera incontrollata.

Esistono molteplici specie di alghe, ma quelle di cui voglio argomentare in questo post sono probabilmente le più ostiche e quindi difficili da debellare: le alghe a pennello, un vero incubo estetico. Confonderle è difficile, si presentano come le setole di un pennello immerso in un bicchiere d’acqua con il loro inconfondibile colore scuro.

Sulle cause del loro proliferare le scuole di pensiero sono diverse: alcuni sostengono che acque con alti valori di nitrati e fosfati siano la miccia che innesca l’invasione della vasca, altri invece citano in causa un impianto di illuminazione troppo intenso; altri ancora che le cause siano da ricercarsi nella immaturità della vasca. Probabilmente sono vere tutte, tuttavia io personalmente sposo più che altro quest’ultima tesi. La mia prima esperienza infatti l’ho avuta nel corso dell’allestimento dell’ultima vasca quando ho introdotto alcune Anubias che presentavano alcune foglie rovinate dalle alghe: avendo preso tali piante da un’altra vasca in ottimo stato mai mi sarei immaginato in che incubo mi stavo per cacciare.

La nuova vasca, di 230L lordi, ha iniziato a presentare un primo focolaio già una settimana dopo la piantumazione nonostante i valori fossero sotto controllo e la popolazione di pesci fosse ridotta a pochissimi esemplari. L’elemento che rende difficile debellare questa tipologia di alga è il suo efficace sistema riproduttivo: ogni qualvolta che si cerca di staccare un ciuffo, si liberano delle microspore che trasportate dalla corrente vanno a depositarsi altrove dando vita a nuovi focolai. Inizialmente ho provato a contrastare la crescita con il metodo meccanico: rimozione dei legni, raschiamento e conseguente bollitura degli stessi ma senza risultati duraturi. In seguito ho cercato di controllare la crescita rimuovendole quotidianamente ma in diverse occasioni ho riscontrato addirittura un aumento delle stesse. Allora quando son cambiate le cose? Quando la vasca ha cominciato a maturare e a raggiungere un proprio equilibrio; intorno all’ottavo mese infatti ho assistito ad una stabilizzazione ed in quel momento ho preso il controllo della situazione: ho da subito introdotto molte piante a crescita rapida per migliorare la competizione alimentare quindi ho aumentato l’erogazione delle CO2 da 22 a 30 bolle al minuto. Infine ho allungato i tempi tra i cambi d’acqua (un cambio ogni tre settimane).

Così finalmente ho registrato una regressione che nel giro di 2-3 mesi ha portato alla loro completa scomparsa!

 

Questione di bolle

C’è grosso fermento nella comunità di trichogaster che popola la mia vasca. A quanto pare, nonostante la temperatura in acqua si mantenga pressochè inalterata (24/25 gradi), questi splendidi amici acquatici devono aver percepito l’arrivo della primavera e con essa la stagione calda. E così, grazie alla complicità di una vegetazione alta e ricca ed una nutrita distesa di piante galleggianti, sono apparse tante piccole micro bollicine. Per coloro che non lo sanno, questi agglomerati di micro bolle sono veri e propri nidi galleggianti – il che vuol dire che si sta avvicinando il periodo delle riproduzioni.

Il maschio responsabile di tutto ciò è il più grosso e possente di tutta la comunità: un esemplare di trichogaster trichopterus anche noto come gurami blu. Ho letto svariati articoli relativi alla riproduzione di questi pesci, ma naturalmente vedere queste situazioni dal vivo lo considero quasi un privilegio. Il maschio segue un rituale ben preciso – dopo aver scelto un area con acqua non troppo movimentata (quasi stagnante) inizia a produrre questo alveare di bolle (negli ultimi giorni il nido si è fatto ancora più fitto di quello in foto). In concomitanza inizia un pattugliamento continuo della zona, con atteggiamenti spesso aggressivi nei confronti dei pesci che intendono avvicinarsi troppo.

Per il momento ancora non si è verificata la riproduzione. Tra qualche giorno, più probabilmente qualche settimana, se si ci saranno le condizioni favorevoli il maschio inviterà la femmina sotto il nido ed in un abbraccio “avvolgente” avverrà la fecondazione. Un innalzamento della temperatura potrebbe aiutare, ma poichè la stagione calda è alle porte preferisco attendere che la natura faccia il suo corso da sola.

Fine prima parte, alla prossima.

 

L’importante è far soldi

Qualche giorno fa mi trovavo in un negozio di prodotti per animali a fare spese; con due cani in casa capita spesso di fare dei raid in questi megastore “for animals only” e comperare tutto il necessario. Girovagando tra uno scaffale e l’altro mi sono ritrovato al reparto di acquariofilia. Naturalmente non ci sono capitato tanto a caso – quale possessore e appasionato di acquari, era semplicemente un atto dovuto. Nulla da acquistare nella realta, volevo solo soddisfare la curiosita di dare una sbriciata ai prodotti in esposizione. E così tra una confezione di mangime ed un accessorio, l’occhio è caduto su un porta penne.

Un porta penne ? No, scusate, non esattamente ! In realta l’etichetta indicava chiaramente che si trattava di un acquario per pesci combattenti, vero nome betta splendens. Ma data la dimensione della stessa – mezzo litro forse – chiamare quella vaschetta “acquario per pesci” fa veramente ridere; anzi forse è meglio dire piangere.

Mi chiedo con che coraggio si possano vendere dei prodotti del genere ! Come si può rinchiudere un pesce in un contenitore così angusto dove a fatica può girarsi ? Quale bellezza si pensa di ottenere da un combinazione tanto insulsa ed innaturale ?

E se da un lato il produttore di tale oggetti ci lascia perplessi, dall’altro lato il negoziante non fa meglio. Molti di questi grandi negozi, per lo più operanti in franchising, affiancano ai loro nomi slogan che sottolineano l’amore ed il rispetto che loro stessi hanno nei confronti degli animali. Poi naturalmente vendono queste schifezze, il che dimostra quanto questi slogan siano intrisi di ipocrisia, perchè a conti fatti, l’importante è far soldi.

Buona giornata a tutti.