Come ho avuto modo di scrivere negli ultimi post, questo è il periodo delle riflessioni e molto spesso delle lezioni. Ed oggi, la giornata lavorativa, me ne ha servita una – di lezione e di post riflessione – sul piatto d’argento. Una di quelle di cui farne tesoro.
Veniamo ai fatti dunque. Per lavoro mi capita talvolta di fare assistenza su apparecchiature bancomat. In passato era un’attività che facevo con molta frequenza, ora molto meno. Ad ogni modo, a prescindere da questo aspetto, sono macchine che conosco molto bene. Qualche giorno fa mi viene richiesto di intervenire per recuperare una carta caduta all’interno della struttura metallica del bancomat. Una tipologia d’assistenza che in più di dieci anni non mi era mai stata richiesta.
Prendo appuntamento per intervenire nel pomeriggio e da subito, senza aver visto ancora nulla, inizio a macchinare mentalmente, nel tentativo di pensare all’operazione di recupero. E sono andato avanti per una decina di minuti, prefigurando uno scenario abbastanza complesso con la tessera cascata in un’area del bancomat difficilmente raggiungibile con le mani. E così l’idea geniale che il mio cervello ha partorito è stata quella di usare un braccio metallico estensibile con del biadesivo – a mò di canna da pesca – nella speranza che la carta bancomat vi rimanesse appiccicata.
Qualche ora dopo giungo in filiale con il mio piano di recupero bello, pronto e già preconfezionato. Controllo la posizione della tessera – che non vuol dire aver visto qualcosa – e decido che le cose sono proprio come me l’ero immaginate. Inizio quindi le operazioni ma da subito ho grosse difficolta e dopo 30 minuti non ho ancora risolto nulla. Stanco oltre che innervosito decido che forse devo cambiare strategia. Così abbandono l’idea iniziale e mi fermo a riflettere. Ed in mezzo minuto scarso…ecco li la risposta. E’ sempre stata a portata di mano. Il portellone frontale del bancomat infatti può essere aperto comodamente per accedere ed ispezionare tutta quell’area. Et voilà…1 minuto di paura ed il problema è stato risolto.
Come ho esordito ad inizio posto, queste apparecchiature le conosco piuttosto bene inclusa quindi la presenza del portellone e dell’area che consente di ispezionare. No no, qui il problema è stato tutt’altro. La mente ed i pensieri mi hanno trascinato in un burrone e la poca consapevolezza di quel momento ha fatto il resto. Una specie di favola che ho preso per la realtà. Ecco perché tornare consapevoli continuamente è così importante. Proprio per evitare che situazioni piuttosto semplici da gestire diventino inutilmente complicate e possano sfuggire di mano.