Emetofobia, una domanda inattesa [sesta puntata]

La meditazione di consapevolezza è diventata per me uno stile di vita che seguo con alti e bassi da molti anni. Non avevo proprio idea di quale cose avrei potuto imparare da essa quando iniziai a praticare ma di certo non mi aspettavo che sarebbe diventato lo strumento fondamentale per affrontare questa paura.

Durante i primi periodi di meditazione mi ero spesso posto la domanda del perché di questa fobia senza cercare di dare una risposta. Lasciavo che questa domanda agisse come un seme ed una sera durante una seduta in maniera improvvisa e non controllata è emersa una domanda, LA domanda: di cosa hai paura ? Provai una sensazione strana perché non mi sembrava frutto di un mio pensiero cosciente e non riuscivo a dare alcuna risposta. Rimasi perplesso.

Alcuni giorni dopo passai il pomeriggio con lo stomaco alle prese con un pasto di difficile digestione – facile immaginare come l’avvicinarsi della sera non facesse altro che aumentare l’asticella dell’ansia. Non cenai e mi misi a guardare la TV nel tentativo di mitigare gli effetti dell’ansia. Alcune ore dopo la situazione però non era migliorata (anzi) e pensai di usare quello che stava provando come oggetto di meditazione cercando per quanto possibile di rimanere con la paura. Avvenne l’inaspettato – dopo qualche minuto mi accorsi che era rimasta la paura ma non era più presente il motivo. Quasi non capivo il perché del mio turbamento – dovetti fare uno sforzo cosciente per ricordarlo. La domanda di qualche giorno prima assunse a quel punto un certo senso – di cosa hai paura ?

Provai quindi a fare una cosa che non avrei mai fatto prima – spegnere la TV. Rimasi nel buio consapevole del turbamento senza cercare di placarlo – il pensiero del vomito sparì completamente nel giro di qualche minuti e li mi feci la domanda più importante: ho paura di vomitare oppure ho paura di avere paura ? Dopo questa domanda l’ansia iniziò a calare.

Fu un percorso lungo per arrivare fino ad oggi dove la fobia è (quasi) completamente sparita. Un percorso in cui compresi molte cose. Nel prossimo post – probabilmente l’ultimo dedicato all’emetofobia – racconterò proprio di questo.

Emetofobia, il senzo di frustrazione [quinta puntata]

Cambia poco che il tuo problema sia il vomito, piuttosto che la paura dei germi e batteri oppure temere il fatto di stare in mezzo alla gente. Dopo un po’ di tempo, quando il tuo stato d’ansia diventa persistente, inizi a provare una grossa frustrazione che a sua volta può condizionare il tuo umore. Puoi sentirti depresso, inerme e sopraffatto ed iniziare a pensare che qualcosa in te sia sbagliato.

Per molto tempo ho provato un po’ tutte queste situazioni, soprattutto quando uscendo con gli amici mi rendevo conto di aver a che fare con situazioni che mi causavano sofferenza mentre le persone vicino a me conducevano una vita piena. Lentamente la vita diventava stretta e soffocante. La soluzione a tutto questo sarebbe stato affrontare la situazione. Permettere alla paura di dire la propria, scoprire che magari aveva qualcosa di importante da dire. Però ogni volta che mi trovavo sul punto di prendere questa decisione alla fine mi fermavo e continuavo a lasciare che questa situazione dominasse buona parte della mia vita.

Una volta ho letto che nella stragrande maggioranza dei casi le persone affette da emetofobia non si rivolgono ad una persona in grado di aiutarle perché inconsciamente sanno che questo vorrà dire affrontare il demone. Trovo che questo sia assolutamente veritiero, o almeno per me così è stato.

Un saluto e al prossimo post

Per non dimenticare NESSUNO

Lavoro assillante, ferie, temperature bollenti ed in ultima istanza assenza quasi completa di voglia…si lo ammetto sono stato via dal blog per qualche tempo. Ma forse semplicemente ci voleva. Forse sarà proprio questa assenza il motivo per cui il blog continuerà a vivere. O forse no, chi lo sà.

Voglio tornare soft oggi e raccontare un storia che mi ha toccato e che per questo motivo voglio condividere qui sopra. La storia di qualcuno di nome NESSUNO – un ossimoro perfetto non trovate ?

Qualche settimana fa, in una giornata estremamente torrida, un bel pastore tedesco che si trovava in libertà in mezzo alle campagne siciliane è stato investito da una macchina e lasciato agonizzante sull’asfalto cocente per ore. Questo perchè l’essere “umano” che lo ha investito se n’è fregato ed ha tirato dritto. Avrà probabilmente pensato che non valeva la pena fermasi.

Molte ore dopo qualcuno che passava di la ha soccorso questo povero animale agonizzante: oltre ad essere stato sotto il sole per ore completamente disidratato era anche immobilizzato avendo la spina dorsale spezzata a causa dell’incidente. E’ stato trasportato in una clinica veterinaria, dove è stato sottoposto ad alcuni trattamenti d’urgenza e rifocillato. Poche settimane dopo è stato sottoposto ad eutanasia poichè le sue condizioni sono improvvisamente precipitate.

Qualche giorno di serenità lo ha trascorso sicuramente e di questo sarà stato grato ai suoi soccorittori – in una piccolissima parte l’essere umano a saputo farsi perdonare. Insomma, dopo tutto NESSUNO è stato importante per QUALCUNO. Un caro saluto a te…