…qualcuno ha detto, 1-2023

Ciò che importa è la consapevolezza, non la felicità. Quando viene la felicità osservo e ascolto la felicità. Quando viene la tristezza accolgo e ascolto la tristezza. Per me è fondamentale non resistere a ciò che nasce nel nostro cielo interiore, qualunque cosa sia, poiché ciò genera una condizione di perpetua sofferenza è proprio la non accettazione di ciò che giace in noi. Se accolgo consapevolmente tutto quel che affiora nel mio cuore e nella mia mente, lentamente ogni nodo si scioglie.

Maestro Zen

Emetofobia, un nuovo percorso [ultima puntata]

E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Purtroppo giornate lavorative molto intense sono l’ingrediente perfetto per far sfumare anche quel minimo di voglia necessario per sedersi al PC (magari dopo cena) e scrivere l’ultima cosa che ti passa per la testa.

Avevo promesso un ultimo post sull’argomento emetofobia ed eccolo qui.

Nella precedente puntata avevo espresso alcune delle mie intuizioni sulla fobia del vomito alla luce dell’esperienza accumulata soprattutto durante le mie meditazioni. Riassumo in poche parole: dopo diverso tempo ho compreso che il vomito era uno strumento dell’ansia. Ma che vuol dire veramente uno strumento ? Vuol dire che la fobia da vomito è solamente un burattino, un attore. E’ ciò che vediamo in superficie perché si manifesta. Il vero burattinaio però, cioè colui che muove i fili, il regista di tutto, se ne sta ben celato nel profondo della psiche. Comprendere questa cosa consente di fare il primo dei passi: spostare l’attenzione dalla fobia e chiedersi cosa vuole comunicarci.

Mi rendo conto che per molti questo discorso potrebbe sembrare al limite del filosofico. Forse lo è in una certa misura, ma se ci si libera dei pregiudizi e si consente al burattinaio di venire a galla si potrà intraprendere un percorso fino ad ora mai nemmeno ipotizzato.

Non ho certo la pretesa di dire agli altri come comportarsi. Non è il mio compito! Vi dirò cosa ho fatto io. Ho accettato di dover trascorrere del tempo in compagnia del fervore, dell’agitazione, dei brutti pensieri e di tutto quello che questo comportava. Insomma mi sono seduto sulla poltrona e mi sono goduto lo spettacolo. Ho cercato di stare con le mie emozioni sgradite senza SE e senza MA in pieno e totale ascolto. Cosa avranno di importante da dirmi ? sono disposto ad ascoltarle ? e come le sento ? si manifestano nel corpo o a livello emotivo ?

Ecco, tutto buone domande che ho cercato di rinnovare in quei momenti. Se l’ansia si manifestava nel corpo portavo la mia consapevolezza al corpo e osservavo come si evolveva. Se si manifestava a livello emotivo facevo lo stesso con l’emozione senza intralciarne il suo lavoro. Alle volte era un mix di entrambi. Certo la mente rema contro di continuo. Questo vuol dire che ho dovuto costantemente liberarmi dal tentativo di giudicare cosa stavo provando o dell’impulso di cercare una via di fuga. per tentare di calmarmi. Dopo un po’ di tempo mi resi conto che iniziai ad essere meno coinvolto da ciò mi accadeva. Era come osservare me stesso dall’esterno. Potevo sentire la paura senza essere impaurito o la tristezza senza essere triste. E’ probabilmente tutta qui l’essenza della meditazione: consentire a se stessi di provare quello che c’è senza farsi trascinare via dalla corrente.

Non fu certo una cosa così semplice come qualcuno potrebbe pensare.  Ma lentamente mi rendevo conto che la fobia del vomito perdeva forza fintanto che un giorno, alcuni mesi dopo, mi coricai a letto dopo una cena di compleanno piuttosto impegnativa e con lo stomaco ancora pieno pensai che stavo bene. Che ero contento di come era trascorsa la serata. Fu davvero un momento di grande felicità e di completezza. Compresi allora che il percorso intrapreso mi aveva aiutato ad uscire dal guado. Ma soprattutto, mi avevo permesso, davanti al disagio, di non voltarmi dall’altra parte.

Auguri a tutti !

Si chiude oggi un anno che passerà alla storia come l’anno del Virus, del Covid, delle mascherine, dei lockdown, del 1.800.000 morti in tutto il mondo.

E chi l’avrebbe mai detto all’inzio dell’anno ? Io ho vissuto anche in ambito lavorativo, un anno davvero incredile. Ho mantenuto il mio stesso lavoro eppure ho dovuto affrontare un serie di cambiamenti che inizialmente mi facevano rabbrividire perché sono arrivati tutti nel giro di 3-4 mesi. Oggi più di ieri mi sento di dire che se si accetta il rischio del cambiamento senza interferire si possono vivere delle grandi avventure che forse non avremmo mai immaginato.

Auguro a tutti voi un lieta chiusura e una grande avventura per il 2021.

A presto.

Emetofobia, subito sotto la superficie [settima puntata]

Come ho scritto nell’ultimo post sull’emetofobia durante una meditazione serale una domanda inattesa (così ho intitolato il post) ha aperto una grossa crepa nel muro della paura del vomitare. Si è trattato di una domanda inattesa poiché è arrivata dall’interno senza che io me ne potessi quasi rendere conto. Era una riflessione assai semplice e al tempo stesso importante: di cosa hai paura ? La domanda mi lascio per qualche istante interdetto, sia per il modo in qui era giunta, sia perché mi pareva aver fatto breccia in qualche punto importante.

Le riflessioni e le meditazioni dei giorni successivi iniziarono a ricomporre i pezzi del puzzle che mancavano. Improvvisamente sembrava che i segreti di questa fobia si stessero sgretolando a poco a poco. Perché la fobia si manifestava in maniera importante durante la sera e la notte ? Perché avevo necessita di avere sempre una TV ad accompagnare le mie serate ?  Perché nei periodi di maggiore serenità la fobia si manifestava in maniera meno evidente ? Mi ponevo queste domande di continuo. E fu così che una sera, dopo una meditazione di una mezz’ora circa, quando il turbamento del io si era placato aggiunsi un pezzo a quella domanda: hai paura di vomitare oppure hai paura di avere paura ? Appena qualche istante dopo avevo il sorriso sul volto. Quella domanda aveva davvero accesso un faro su una situazione che durava da troppo a lungo.

Compresi cose che stavano appena sotto la superficie della fobia e che avrei potuto osservare in qualsiasi momento. Ad esempio, guardare la TV la sera serviva semplicemente a distrarsi. Il vomito non si manifesterà se c’è la TV ? Ma certo che si manifesterà SE DEVE manifestarsi. Dunque la TV era solo uno strumento per non sentire. Ma non sentire cosa ? La risposta è semplice: l’ansia, il turbamento che agisce silenzioso sotto traccia facendo breccia sui tuoi punti deboli. E il mio punto debole era (ed è il vomito).

Passiamo all notte: oltre ad essere il momento in cui sospendiamo qualsiasi attività per riposare è anche il momento in cui si fanno i conti con le cose che non si vogliono vedere durante il giorno. Forse è più giusto dire che si ha facoltà di non vedere. Gli impegni quotidiani infatti sono un ottimo strumento per tenere la mente altrove. Ma quando ti fermi tutto ciò che hai evitato si farà sentire arrivando alla tua cosienza. E qui inizia la giostra della sofferenza: sospinti dall’ansia alcuni evitano, altri si distraggono, altri controllano. O forse affogano in tutte e tre le cose assieme.

Ciò che compresi alle fine dopo lungo tempo è quindi sintetizzabile così: il vomito è lo strumento di cui la mia ansia si serve per farsi sentire. Niente di più niente di meno. Quando ho deciso di concedere udienza alla mia ansia il problema ha iniziato a ridimensionarsi fino a diventare quasi imprecettibile.

Il prossimo sarà l’ultimo su questo tema.

A presto.