Notte sull’Acqua

Notte sull'acqua

Non c’è libro di Ken Follett che mi abbia lasciato deluso e scontento ed è forse questo il motivo per cui il celebre scrittore britannico è uno dei miei preferiti. Nessuna eccezione nemmeno nell’ultimo romanzo letto, Notte sull’Acqua, un voluminoso libro di ben 500 pagine.

Siamo nel 1939 e la seconda guerra mondiale è agli inizi. Il maestoso e gigantesco Clipper della Pan America, il più lussuoso degli aerei mai costruito, è ormeggiato nelle acque di Southampton ed è pronto per decollare e far rotta sugli Stati Uniti d’America. Nessuno dei passeggeri però immagina che il volo, di oltre 30 ore, riserverà delle sorprese del carattere avventuroso trasformandosi ben presto in un incubo.

La prima (ed ampia) parte del libro è dedicata alla introduzione dei personaggi – forse sarebbe più corretto chiamarli dei passeggeri – e come è consuetudine dell’autore le singole storie di costoro sono trattate minuziosamente senza risparmiare sui dettagli.

Si passa poi alla seconda parte; motivazioni economiche, politiche talora amorose condurranno queste persone sul Clipper, fulcro di tutta la storia e luogo nella quale le vite di queste persone si intrecceranno in una trama ancora più avvincente.

Sarà questo l’ultimo viaggio del Clipper. Quale sarà l’epilogo di questa avventura ? Scopritelo leggendo questo avvincente romanzo.

 

 

Riprendere i sensi

Riprendere i sensi

Oggi torno ad occuparmi di Mindfulness, argomento sulla quale ho già scritto alcuni post. Traggo spunto dall’ultimo dei tre libri di Jon Kabat-Zinn editi da Tea: Riprendere i sensi – Guarire se stessi e il mondo attraverso la consapevolezza.

Non so voi, ma trovo il titolo davvero ben azzeccato. In queste semplici parole si nascondo 2 messaggi importanti: il primo fa riferimento al riportare un’attenzione sistematica alle sensazioni del proprio corpo, prendendosi cura delle sue necessità. Il secondo invece molto più ampio è un invito a risvegliarsi per tornare ad essere vigili e presenti. Un bel auspicio no ?

Quest’opera introduce a mio avviso un certo elemento di discontinuità con gli altri due libri. Sia in Dovunque ti vada ci sei già, sia in Vivere momento per momento la meditazione, intesa come strada verso la consapevolezza, è la protagonista a cui si rifanno le argomentazioni di carattere scientifico o le tecniche per praticare. Riprendere i sensi, decisamente più voluminoso dei sui predecessori, si dimostra invece un lettura molto meno tecnica più basata su storie di vita vissuta – anche dall’autore stesso – nonchè sullo stretto legame tra benessere mente-corpo. Naturalmente questo non vuol dire che non manchino anche ampi spazi di carattere più scientifico, come ad esempio le vicissitudini del attore Christopher Reeve, morto nel 2004 dopo aver vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita paralizzato dal collo in giù.

Leggendo questa trilogia Mindfulness-based si potrebbe aver la sensazione di leggere in fondo sempre le stesse storie; come recita un vecchio detto – la solita minestra riscaldata. Forse è vero, ma con tutta franchezza la mia impressione, sostenuta anche dalla personale esperienza meditativa, è che l’argomento si presta ad essere visto su una moltitudine di sfaccettature e prospettive differenti. Sono d’accordo con l’autore quando sostiene che argomenti che possono apparire ripetitivi, banali e scontati se lasciati decantare con il tempo possono non esserlo più. Non sono gli argomenti che cambiano ma la propria prospettiva.

Come di consueto vi lascio con qualche riga tratta dal libro.

Hai mai fatto l’esperienza di fermarti del tutto, di essere così totalmente nel tuo corpo, di essere così totalmente nella tua vita che quel che già sapevi e quello che non sai, e quel ch’è stato e quel che ancora dev’essere, e le cose come stanno proprio ora non ti danno neanche un filo d’ansia o disaccordo? Sarebbe un momento di presenza totale, al di là della lotta, al di là della mera accettazione, al di là della voglia di scappare o sistemare le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa: un momento di puro essere, fuori dal tempo, un momento di pura vista, pura percezione, un momento nel quale la vita si limita a essere, e quell’”essere” ti prende, ti afferra con tutti i sensi, tutti i ricordi, fin dentro i geni, in ciò che più ami, e ti dice: benvenuto a casa.

Vivere momento per momento

Vivere momento per momento - Jon Kabat-Zinn

Con il post di oggi mi riallaccio alla Mindfulness, alla meditazione ed alla pratica della consapevolezza attraverso il libro del professor Kabat-Zinn che ho appena concluso di leggere: Vivere momento per momento – Sconfiggere lo stress, il dolore, l’ansia e la malattia con la saggezza di corpo e mente.

L’opera, il cui titolo originale è Full Catastrophe Living, parla della pratica della consapevolezza e della meditazione come strumenti e modi d’essere con grande valore terapeutico.

Kabat-Zinn è l’ideatore della Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), un protocollo ideato alla fine degli anni 70 con l’intento di alleviare la sofferenza fisica e psicologica attraverso la meditazione di consapevolezza e che negli anni a riscosso sempre maggiori consensi anche all’interno della comunità scientifica.

Forte di questa sua grande esperienza, presenta nel libro numerosi esempi di pazienti con patologie fisiche e psichiche importanti che hanno ottenuto grossi miglioramenti della loro condizione di salute se non addirittura una completa guarigione.

Una parte importante del libro è quella legata allo stress, condizione quanto mai attuale ai giorni nostri; l’argomento è trattato con dovizia di particolari e riferimenti scientifici molto interessanti. E naturalmente non poteva mancare in questo senso un percorso che attraverso la consapevolezza consenta di rispondere adeguatamente agli eventi stressanti che la vita riserva anziché fuggire o esserne travolti.

Sono rimasto soddisfatto della lettura anche grazie al fatto che esprime concetti, talora non semplici, con grande chiarezza e pragmaticità. Un libro che mi ha consentito di comprendere ancora più a fondo l’importanza dell’essere presenti a se stessi.

Come per tutte le altre recensioni, anche questa volta chiudo con un piccolo brano tratto dal libro.

Il miglior consiglio, per qualsiasi problema sorga durante la pratica della meditazione, è quello di continuare a praticare, di continuare ad osservare il problema senza giudizio. Con il tempo, la meditazione tende ad insegnarti da se tutto quello che hai bisogno di capire di volta in volta. Se contini a sedere con i tuoi dubbi e i tuoi punti di domanda, essi tendono a dissolversi nelle settimane seguenti.Ciò che sembrava impenetrabile diviene penetrabile, ciò che sembrava oscuro diviene trasparente, E’ come lasciar sedimentare la mente. (p. 252)

A presto.

Dovunque tu vada ci sei già

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Qualche mese fa dedicai un post alla Mindfulness, una particolare forma di meditazione inventata dal professor Jon Kabat-Zinn e che ha suscitato in me una profonda curiosità. E proprio grazie a quest’ultima ho introdotto la meditazione nella mia vita approfondendo ulteriormente l’argomento.

All’ultimo libro che ho letto intitolato “Dovunque tu vada ci sei già – in cammino verso la consapevolezza” è dedicato il post di oggi. L’opera, edita da Tea, è da considerarsi un manuale pratico per tutti coloro che si avvicinano alla pratica della meditazione ma, come lo stesso autore sostiene, anche per coloro che già la praticano da tempo ed intendono approfondire ulteriormente. Ho trovato il libro molto chiaro e fluente, mai noioso.

E’ strutturato in 3 parti. La prima introduce il tema della consapevolezza, del vivere consapevolmente e della meditazione quale strumento per coltivare consapevolezza. La seconda parte propone alcuni esercizi di pratica meditativa: dalla famosa forma seduta alla meno nota supina fino a forme più creative come la meditazione del lago o della montagna. L’ultima parte invece riprende il tema della consapevolezza analizzando il tutto accanto a situazioni di vita quotidiana.

Mi sento di consigliare la lettura di questo manuale a tutti coloro siano interessati a coltivare e praticare la consapevolezza come strumento per vivere una vita meno alienata da se stessi e più vicina e coerente con i propri valori più profondi. Un modo di vivere, non solo una mera tecnica, che permette di godere a pieno e senza riserve di tutto ciò che la vita ci regala quotidianamente nel bene e nel male.

La famiglia Moskat

La famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer, è questo l’ultimo libro che ho finito di leggere poche settimane fa. Parlare di quest’opera non è compito per niente semplice perché la storia oltre ad essere molto articolata (580 pagine) si sviluppa attorno ad un notevole numero di personaggi; basti pensare che le prime quattro pagine del libro sono dedicate interamente alla descrizione dell’albero genealogico.

Il romanzo, che si colloca a Varsavia tra i primi del novecento e la seconda guerra mondiale, narra le vicissitudini di una ricca famiglia ebrea guidata da un abile uomo d’affari, il vecchio patriarca Reb Meshulam Moskat. Il vecchio Moskat gestisce con capacità una grande quantità di attività che consentono a lui e tutta la sua famiglia di condurre una vita estremamente agiata. In quanto capostipite familiare, la sua presenza rappresenta il collante di tutti i componenti; e questo appare piuttosto evidente in tutta la prima parte del libro: l’inizio della seconda parte coincide con la sua morte e da quel momento si assiste alla lenta disgregazione e decadenza della famiglia a causa soprattutto delle controversie sull’eredità.

Ma la narrazione della storia è funzionale ad un scopo ben preciso: rievocare l’ebraismo, parlare del suo popolo e dello stretto legame che quest’ultimo ha con la legge di Dio. Come Singer stesso dice: “Alla mia destra è Michele. Alla mia sinistra è Raffaele. Davanti a me è Uriel. Dietro di me è Gabriele. E sul mio capo la divina presenza di Dio”.

Non ho mai adorato i libri di carattere religioso, ma per questo libro ho fatto una eccezione di cui non mi pento affatto. Il motivo è certamente legato alla storia, che ti cattura con i suoi intrecci amorosi e le tresche familiari; ma il grosso del lavoro è fatto dall’autore che ha il potere di raccontare con grande intensità gli eventi che accadono. Lo scrittore Claudio Magris riferendosi all’autore dice: “Pochi scrittori riescono ad esprimere come Singer l’assoluto di ogni momento significativo della vita, l’amore, la sofferenza, la seduzione, l’orrore che si staglia contro lo sfondo dell’eterno e del nulla

Un libro assolutamente consigliato !