Liberi dalla paura

I mass media in tutte le loro declinazioni e sfumature ci parlano quotidianamente di paesi come Iraq, Iran, Siria, Libia così come di Palestina ed Israele. Magari non conosciamo storia e tradizioni di questi luoghi, ma sappiamo benissimo che cosa sono oggi: enormi campi di battaglia dove si consumano da tempo guerre pesanti. Ed i reportage giornalistici ci hanno fatto vedere in lungo ed in largo cosa accade alla popolazioni interessate da queste carneficine.

Ma molto onestamente qualcuno ha sentito parlare recentemente di Birmania ? No, di questo paese – come di tanti altri del resto – nessuno ne parla, se non poche notizie ogni morte di papa!

Eppure, come ci racconta il premio nobel Aung San Suu Kyi nel libro Liberi dalla paura, la Birmania è un paese governato da un regime militare totalitario durissimo, che reprime con violenza qualsiasi tipo di tentativo di democratizzazione. E tutto questa a spese del popolo che si trova costretto a vivere in un paese povero, stremato, dove è fortemente compromessa la liberta di espressione sebbene nella teoria avrebbe tutte le carte in regola per offrire ai propri abitanti una vita migliore e – proprio come sotto intende il titolo del libro – libera dalla paura.

La Suu Kyi, unanimemente riconosciuta come l’oppositrice suprema del regime birmano schierata a difesa dei diritti umani, è stata a sua volta vittima eccellente del regime – che nel 1988 l’ha relegata hai domiciliari come prigioniero politico – per mettere freno al crescente consenso intorno ad essa. Domiciliari che la Suu Kyi a scontato sino al 2010 quando finalmente, grazie anche alle forti pressioni internazionali, è tornata ad essere una donna libera.

La cosa più importante che questa donna ha dimostrato è l’incredibile forza d’animo e l’alto profilo spirituale nel contrastare una tale privazione della liberta in favore dei diritti dei cittadini birmani – rimanendo sempre fedele ad una forma di contestazione non-violenta che le è valsa – tra le varie onorificenze – il nobel per la pace nel 1991. Premio per altro che ha potuto ritirare oltre 10 anni dopo proprio a causa della sua detenzione.

Concludo con una frase significativa tratta dal libro: Non è il potere che corrompe ma la paura.

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