L’inarrestabile discesa della natalità

In questi giorni – in cui si è parlato quasi esclusivamente di referendum – sono stati resi noti i dati aggiornati sulla natalità nel nostro paese. Come è facile immaginare riportano un calo delle nascite; una situazione questa che perdura sostanzialmente da 9 anni di seguito.

La motivazione di questa tendenza, per il mondo politico e buona parte della opinione pubblica va ricercata nella crisi economica. Fermo restando che questo fenomeno non riguarda solo l’Italia, ma un po’ tutto il mondo occidentale, a me sembra che la motivazione economica sia oggettivamente una spiegazione di comodo e molto semplicistica. Durante la prima metà del secolo scorso – e forse anche per qualche tempo dopo – si facevano molti più  figli in condizioni economiche molto meno favorevoli di oggi, e sembra che questo aspetto lo abbiano dimenticato in molti.

Secondo me le cause affondano le loro radici nel terreno socio-culturale. Da genitore quale sono, non posso negare che mettere al mondo un figlio significa introdurre un ulteriore elemento di cui farsi carico. E come sappiamo più o meno tutti, la vita che si conduce oggi è piena e frenetica. Ė evidente che molte giovani coppie tengono conto di questo e lo considerano un elemento non secondario. E dall’altra parte si tende a liquidare questo atteggiamento come egoistico. Forse lo è, ma sono leggitime le motivazioni di queste coppie ed io, non me la sento di puntare un dito contro di loro.

Anzi, io personalmente tendo a fare l’esatto opposto; cioè a nutrire dei giudizi negativi verso coloro che decidono di fare uno o più figli e poi ci regalano un canto straziante costituito da lamenti – perché le strutture pubbliche non aiutano, perché lo stato non aiuta, perché la vita costa, perchè la vita e stressante ed aggiungente voi tanti altri perché. Per carità, non c’è dubbio che  avere delle buone strutture aiuta, ma è altrettanto vero che il figlio ė una scelta ed una responsabilità del genitori.

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