Crisi economica, la fine di un’era e l’inizio di un’altra

Se c’è una parola che negli ultimi tempi non sopporto proprio più, beh è sicuramente crisi. Un vocabolo che oramai senza troppi sforzi possiamo trovare dappertutto: lo si può sentire nei telegiornali dove continua a tenere banco tra le notizie del giorno e lo si può leggere sui quotidiani e riviste tra le notizie di natura economica. A me personalmente però, sembra che il termine crisi sia piuttosto riduttivo rispetto a ciò che vorrebbe rappresentare, una recessione economica e sociale a tutti i livelli. Mi sembra più che altro di parlare della fine di un epoca quasi imperialistica.

Ciò che è accaduto negli ultimi 4 anni è oramai noto a tutti; abbiamo assistito alla disgregazione di una economia globale che si è retta per anni da prima sulla finanza facile, grazie alle grandi speculazioni, e poi sulle bolle immobiliari esplose prima in America e poi in Spagna.

Ma la mia impressione è anche che in un certo senso, abbiamo vissuto spesso al di sopra delle nostre possibilità, cavalcando un consumismo esagerato grazie anche a quel fenomeno chiamato “credito facile”. Insomma tempi di grande prosperità che rapportati ad oggi mettono in luce delle differenze molto evidenti e fanno rimpiangere lo status quo.

Non si può certamente negare che questo terremoto abbia reso la vita più difficile ed incerta, ma la sensazione è anche che qualcosa stia cambiando. Non si spende di meno solo perché ci sono meno soldi, ma anche perché si fa maggiore attenzione, perché si da il giusto valore alle cose. Possiamo proprio dirlo con certezza: questa crisi economica è la fine di un’era e l’inizio di un’altra.

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